Categories
Intervista, WebMarketing

Sono arrivate da poco, eppure possono rivoluzionare il tuo brand e aiutarti a creare nuovi rapporti commerciali.

Sì, le stories sono arrivate perfino su LinkedIn. Un po’ ce lo aspettavamo tutti, un po’ lo temevamo, ma il punto è questo: nell’etere dei contenuti ora ne abbiamo un altro con cui fare i conti. Anche sulla piattaforma professionale di casa Microsoft è possibile postare contenuti fugaci della durata di 24 ore. Il punto è: ha senso? Se sì, perché? Ma, soprattutto, come farlo in modo intelligente? Ci siamo posti tutte queste domande e abbiamo trovato valide risposte, confrontandoci anche con esperti di settore.

Qualche mese fa marketer, manager e imprenditori si sono svegliati con una novità annunciata. Gli utenti di LinkedIn hanno scoperto che era possibile postare le storie anche sul proprio profilo LinkedIn o sulla company page aziendale.

Anche lì? Certo. LinkedIn, che ha da poco rivoluzionato anche l’interfaccia, snellendo il layout e schiarendo la sua palette colori, ha deciso di introdurre altre features, tra le quali, le famose stories.

Il punto è perciò se abbia senso usarle e in che modo. Ci siamo posti questa domanda e abbiamo cercato di trovare la risposta. Qui il risultato di questa breve analisi.

Partiamo dalle basi: cosa sono le stories?

Era una calda estate, quella del 2016, quando per la prima volta nel marketing abbiamo cominciato a parlare di stories. La prima piattaforma a inaugurare questo formato fu Instagram che, in qualche modo, aveva scopiazzato il formato di Snapchat ovvero una serie di contenuti destinate a restare online per sole ventiquattro ore, prima di finire nell’oblio.

Instagram inaugurava così una nuova era del mondo del social media marketing e del content marketing, dando spazio a post verticali, interattivi (grazie all’aiuto di sondaggi, quiz) e volatili.

Oggi, questo formato riscuote ancora successo. Ti basti pensare che:

  • L’86% degli utenti posta storie su Instagram;
  • Il 60% dei Millenial guarda e posta storie;
  • Il 36% dei brand fa uso di storie.

LinkedIn dà il benvenuto ai contenuti volatili: arrivano le Stories!

È passato un po’ di tempo, prima che il format creato da Instagram raggiungesse anche LinkedIn ma, alla fine, è successo. Le storie sono arrivate prima su Facebook e poi sono diventate “Stati” su Whatsapp e poi ancora Storie su Messenger. In poche parole: una roadmap lunga che, in ultimo, ha contagiato anche la piattaforma professionale di casa Microsoft.

Da ottobre 2020, i profili personali e le company pages hanno a disposizione anche questo format, e possono quindi postare contenuti verticali e temporanei destinati ai propri collegamenti.

Il social network, nella pagina dedicata, spiega che le storie di LinkedIn aiutano professionisti e organizzazioni a condividere immagini e brevi video dei loro momenti professionali. Insomma: un ulteriore modo per promuovere il proprio personal branding, il marchio dell’azienda con tutti gli stakeholder (siano essi fornitori, clienti o perché no anche futuri collaboratori) e magari fare social selling.digit

Come scrivono direttamente su LinkedIn, postare storie è un modo facile per condividere esperienze, insights e costruire relazioni importanti con la comunità di professionisti di cui fai parte.

Anche in questo caso perciò, la prima regola è avere rispetto del proprio network, devi analizzare la tua buyer persona e chiederti se valga realmente la pena che tu condivida quel contenuto. Per loro è rilevante?

 

stories

 

Come usare le LinkedIn stories adeguatamente?

A questo punto, essendo ancora nella fase iniziale di questa nuova era, non ci resta che ipotizzare una possibile strada per approfittare al meglio di questa tipologia di contenuto. Quello che emerge dalle prime esperienze è che puoi postare per:

  1. Mostrare il dietro le quinte della tua attività, raccontando il processo decisionale, i beta-test, la produzione;
  2. Creare aspettativa, se stai per lanciare un nuovo prodotto o servizio;
  3. Condividere momenti di vita lavorativa quotidiana per fare employer branding (soprattutto quando sai che stai per dare il via alla ricerca del personale);
  4. Intervistare i tuoi clienti B2B e quindi accrescere la riprova sociale;
  5. Richiamare l’attenzione su una news di mercato, dare delle notizie in pillole o comunque su un trend del momento.

I topic e le rubriche, come immaginerai, possono variare a seconda del mercato di riferimento, della buyer persona, dei tuoi obiettivi di business e di campagna. Insomma: solo perché sono volatili non è detto che non debbano essere strategici questi contenuti.

Al contrario! Se decidi di inserire le LinkedIn Stories all’interno della tua strategia, devi per l’appunto metterle in rete con tutto il resto. Visual, tono di voce, ma anche argomento devono essere parte della tua digital marketing strategy. Postare a caso non è la soluzione. Anzi: è causa di problemi che danneggerebbero solo la tua brand identity.

Detto questo, come ci si aspetta che sia una storia su LinkedIn?

  • No ai selfie. Ricorda sempre che la piattaforma è professionale pertanto non puoi pensare di stravolgere la linea contenutistica, caricando un selfie di te che lavori. Potresti, se vuoi dare un tono fresco e giovanile, postare un selfie di gruppo (ma non ne siamo così certi);
  • Attira l’attenzione della tua rete. Come insegnano le regole del giornalismo, trova degli argomenti che siano rilevanti, utili e trasformali in un post accattivante. Proprio come faresti per le slides di una presentazione aziendale: belle da vedere, ma senza appesantirle con troppe gif o grafiche aggiuntive; ricorda sempre che un copy diretto e chiaro è la scelta migliore;
  • Se posti un video, mettici la faccia (qui i selfie possono andar bene), parla piano e scandisci bene le parole, senza però essere noioso. L’attenzione è preziosa e mantenerla è un’arte. Le tue capacità oratorie devono essere al servizio di questi contenuti;
  • Coinvolgi anche i manager aziendali e scegli più brand ambassador. In questo modo LinkedIn potrà capire chi si nasconde dietro la compagnia per cui lavori, conoscere il lato umano di un’azienda e quindi, perché no, cominciare a interagire con loro. Chi può dirlo? Magari è così che darai inizio a una nuova partnership o un rapporto commerciale.

Le storie su LinkedIn sono sbarcate da poco, ma sembrano essere già un contenuto innovativo per brand audaci che abbiano una passione per le nuove sfide. Se stai pensando di dare il via alla creazione di contenuti di questo tipo però, ricorda di domandarti: a chi li sto indirizzando? Chi dovrebbe vederli? Chi vorrei interagisse?

 

Puoi rispondere a domande come queste disegnando la tua buyer persona.
Farlo è facile, se usi il nostro questionario gratuito.

Archivi

Categorie

social media